Ipossia oculare

contattologia

L’ipossia è un problema da evitare nel portare delle lenti.

Facciamo una premessa. La maggior parte dell’energia prodotta dalla cornea deriva dal metabolismo aerobico del glucosio. Questo processo richiede ossigeno e produce anidride carbonica che devono allontanarsi facilmente dalla superficie corneale. In condizioni di integrità, la cornea non è vascolarizzata e l’ossigeno necessario per la sua attività metabolica proviene dall’aria.

In condizione di IPOSSIA il metabolismo del glucosio è ridotto. Vi è un incremento della via anaerobica, questa nuova condizione di carenza di ossigeno causa modifiche importanti a carico delle strutture e della dinamica dei tessuti corneali:
– rallentamento del metabolismo epiteliale per la ridotta disponibilità energetica.
– riduzione del livello del metabolismo epiteliale.

La riduzione del livello del metabolismo epiteliale è una costante dell’uso delle lenti a contatto e dipende da diversi fattori, quali le caratteristiche di permeabilità all’ossigeno del materiale, durata di applicazione della lente, caratteristiche del portatore. Tuttavia questa carenza di ossigeno porta ad effetti a carico della superficie oculare, che tendono a crescere di importanza in maniera direttamente proporzionale al tempo di durata della condizione di ipossia stessa. Il primo effetto visibile in lampada a fessura è la formazione di neo-vasi.

La cornea richiama ossigeno dai vasi dalle zone limbari, i quali aumentano il calibro e tendono ad infiltrarsi nella zona corneale. La formazione di microcisti è un altro segno di una condizione ipossica permanente. La possiamo rilevare mediante la presenza di corneal-staining all’esame fluoresceinico. Più la condizione ipossica sarà importante e duratura, più avremo effetti nei tessuti più profondi, fino ad arrivare alla comparsa di strie a livello dello stroma o a riduzione della conta delle cellule endoteliali. Gli effetti sull’endotelio sono lo step più grave, talvolta possiamo notare, anche in lampada a fessura la comparsa di blebs, condizione non definitiva, fino ad arrivare alla perdita definitiva di cellule dell’endotelio.

Come evitare la ipossia? La risposta è l’idratazione

L’acqua, quindi, svolge un ruolo primario per il comfort, la trasmissione dell’ossigeno e la resistenza ai depositi delle lenti morbide. E’ fondamentale che una lente a contatto si disidrati lentamente ed è altresì importante che un materiale sia in grado di assorbire acqua rapidamente in modo da reidratarsi ad ogni ammiccamento. Quindi sarà preferibile scegliere quei materiali in grado di mantenere un buon bilanciamento idrico.

Dobbiamo imparare a riconoscere i materiali in base alla loro struttura polimerica per comprenderne il meccanismo di idratazione e reidratazione. Il contenuto idrico si riferisce alla percentuale di acqua contenuta in una lente morbida completamente idratata. Questa percentuale varia in relazione alle variazioni della struttura o formulazione chimica del materiale della lente.

I materiali idrofili sono costituiti da una matrice polimerica stabile e una componente acquosa variabile in relazione al tipo di polimero. E’ importante stabilire come viene legata l’acqua al fine di scegliere il materiale che riduca i tempi di disidratazione. Se il legame di idrogeno sarà di tipo bi-direzionale, l’acqua rimarrà legata più a lungo, se il legame idrogeno sarà di tipo uni-direzionale, l’acqua evaporerà più velocemente. La ricerca porta a nuovi materiali, sia per le lenti morbide che gas permeabili, che mantengono più a lungo l’idratazione, anche in pazienti con scarsa lacrimazione non patologica.

Questi materiali, meglio definiti come “biomimetici” consentono una buona idratazione della superficie oculare riducendo il rischio di ipossia e garantendo un buon comfort, una buona qualità visiva e in conclusione, qualità della vita. L’idratazione mentre si portano le lenti a contatto è fondamentale, altrettanto importante è un impiego costante di un integratore lacrimale appositamente studiato per interfacciarsi con esse.

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